Cipro: cronaca di una crisi annunciata
di Francesco Galati
Settimana calda in quel di Cipro, dopo l’annuncio d’inizio settimana di un prelievo forzoso sui depositi bancari, scaglionato in base all’ammontare del deposito, si cercano nuove strade per porre rimedio alla crisi finanziaria che ha investito il paese visto che l’azione scelta dalla Troika (UE, FMI, BCE), non è affatto piaciuta agli abitanti di Cipro e al governo di Nicosia.
Cipro ha bisogno di oltre 10 miliardi di euro, il problema è come ottenere un piano di aiuti dall’UE.
La proposta iniziale – La prima proposta avanzata dalla Troika si basava su un prelievo forzoso compreso tra il 9 ed il 20% in base all’entità del deposito bancario, aliquota minore per i depositi sotti i 20.000€, e a salire fino al massimo per depositi oltre i 500.000€.
Questa proposta ha portato a una corsa agli sportelli per ritirare del contante, sino alla decisione della chiusura delle banche cipriote, fino a martedì, nel disperato tentativo di trovare un accordo con l’UE.
Bocciature e trattative – Il governo di Nicosia ha bocciato la proposta del prelievo forzoso su tutti i conti, ma proseguono le trattative per un prelievo, di molto inferiore, sembrerebbe del 4 % e con esenzione per i depositi inferiori ai 100.000€, Bank of Cyprus invece si vedrebbe costretta a porre un’aliquota pari al 20% su tutti i depositi.
UE e crisi – Appare abbastanza strano l’approccio dell’UE alla spinosa questione di Cipro, anche la proposta del prestito ha un po’ il sapore della ripicca nei confronti della Russia; l’ammontare dei depositi bancari e degli investimenti che sono a Cipro, superano di gran lunga quello che è il PIL del Paese, viste e considerate le influenze turche e russe, collegate anche a traffici sospetti (Cipro era un paese nella black-list finanziaria, ossia paradisi fiscali).
Proposte come quella di cui abbiamo parlato fin ora sembrano molto poco democratiche, e forse anche un po’ illegittime, visto che l’UE non vuole assumersi responsabilità politiche nei confronti dei paesi membri.
La crisi del 2008 ha portato a degli sconvolgimenti globali, e probabilmente il modello UE è vetusto, o comunque bisognoso di una forte revisione, sempre più attuali sono i temi di costituzionalità, e le discussioni sui poteri dell’UE, e della BCE.
Forse l’Europa dovrebbe capire che un’unione bancaria e monetaria non è più sufficiente, ci vorrebbe un’entità più unita, che possa assumersi anche delle responsabilità politiche per permettere al Vecchio Continente, di vivere una nuova era di prosperità.