Non trovo un’azienda disposta ad assumermi? Allora ne apro una mia.

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di Mario Mormile

Questo titolo potrebbe essere la frase capace di riassumere il risultato dell’European Entrepreneurship Report, uno studio che si rinnova ormai ogni anno condotto da Amway, azienda leader nel campo del direct marketing. Secondo i risultati raccolti su un campione di oltre 17.000 individui sotto i 30 anni in 16 paesi europei, sembrerebbe che i giovani italiani abbiano una fiducia crescente nei confronti dell’autoimprenditorialità, collocandosi al IV° posto in Europa come grado di fiducia nei suoi confronti dietro Danimarca, Francia e Gran Bretagna.

Dati supportati da un’altra statistica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che segnala un forte incremento nella registrazione delle partite IVA, specialmente di imprenditori under 35, che nel corso dello scorso anno sono aumentati di circa l’8% rispetto all’anno precedente. I settori maggiormente interessati risultano essere commercio all’ingrosso e al dettaglio, le libere professioni e l’edilizia inoltre risultano in crescita anche i dati per il Mezzogiorno e per le donne.

Tali dati sono stati rilanciati con ottimismo e positività da Amway ma anche da alcuni mezzi di informazione, ma come si spiega in tempo di crisi, dove migliaia di aziende chiudono ogni giorno e il lavoro è in costante calo, questa fiducia nell’imprenditorialità e nelle proprie capacità? Sempre secondo l’indagine, le motivazioni principali sembrano essere due: la prima è la voglia di indipendenza dal datore di lavoro per il 62% degli intervistati, la seconda è la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni professionali per il 53%.

Quindi se la metà esprime il bisogno di realizzare i propri sogni nel migliore dei modi, una percentuale ancora maggiore esprime la necessità di essere indipendenti, forse è proprio questo il nodo cruciale dello studio, il punto da focalizzare. Essere indipendenti vuol dire anche accettare i rischi d’impresa e aver un carico molto maggiore di responsabilità, ma forse questo passa in secondo piano rispetto al bisogno di affermarsi da un datore di lavoro inaffidabile.
Viviamo in anni dove i contratti sono quasi sempre a tempo determinato e le condizioni di lavoro sono ogni giorno più difficili, forse è proprio questo il punto, la voglia di indipendenza è scaturita dalla paura della precarietà e dello sfruttamento.

Più che vedere dei giovani ottimisti per il proprio lavoro andrebbe constatata una situazione di malessere piuttosto diffuso tra gli under 30, visibile in molti contesti anche senza ricorrere alle statistiche, essi emergono come sfiduciati e pessimisti nei confronti della propria occupazione futura. L’autoimprenditorialità sembra a questo punto nonostante i rischi, un’alternativa, sia per avere maggiori speranze di realizzare i propri sogni, sia per ottenere un lavoro più dignitoso, quindi non rimane che mettersi alla ricerca di una buona idea per creare la propria start-up.

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