Strage di Viareggio: al via l’udienza preliminare.
di Lucia Varasano
Inizia oggi al polo fieristico di Lucca, davanti al gup Alessandro Dal Torrione, la maxi udienza preliminare per la strage di Viareggio, dove nel giugno del 2009 l’esplosione di un treno merci costò la vita a 32 persone e distrusse un intero quartiere. La sede è la stessa dell’incidente probatorio, saranno presenti difensori e consulenti, dei familiari delle vittime (tranne quelle che hanno accettato i risarcimenti) e delle 32 persone e 9 società indagate nell’inchiesta. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio, oltre che per l’amministratore delegato di Fs Mauro Moretti, per funzionari e vertici delle altre società del gruppo Fs, della Gatx (la multinazionale proprietaria delle cisterne del convoglio) e della socieà da questa controllata, e cioè la Jugenthal di Hannover che aveva revisionato l’asse, oltre che della Cima Riparazioni di Bozzolo, in provincia di Mantova, che si occupò del montaggio.
Un asse fratturato che cede (in gergo la “cricca della boccola”), il deragliamento, la fuoriuscita di gpl che provocò l’esplosione. Sulle dinamiche dell’incidente e sullo squarcio alla cisterna si scontrano due posizioni differenti. Le versioni della Procura contrastano di fatto con quelle di Fs e del gip. Secondo le indagini condotte dalla polizia ferroviaria e coordinate dal procuratore di Lucca Aldo Cicala, insieme ai sostituti Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino, a provocare lo squarcio sarebbe stato un picchetto usato per la segnaletica, di cui Fs avrebbe sottovalutato la pericolosità. Secondo i consulenti delle Ferrovie, invece, sarebbe stato l’impatto con un componente dello scambio (la zampa di lepre), tesi tra l’altro accreditata dalla perizia disposta dal gip Simone Silvestri al termine dell’incidente probatorio.
“Bastava applicare alcune misure, come quelle sui dispositivi antisvio e del rilevamento temperatura boccole, raccomandazioni del decreto legislativo 162/2007 che sarebbero bastate ad evitare la strage” così raccontò a Mediapolitika Riccardo Antonini, ferroviere e consulente dei familiari delle vittime di Viareggio, intervenendo a Roma contro il raddoppio della bretella ferroviaria Roma-Formia ed esprimendosi contro la penetrazione dei treni-merce nelle aree urbanizzate, un pericolo per la sicurezza di cui Viareggio è un triste testimone. “Quelle 32 persone sono state vittime di una strage annunciata e non di uno spiacevolissimo episodio, quella strage è figlia di una politica aziendale che taglia personale nella logica del profitto, tagliando di fatto sulla sicurezza. Nei quaranta giorni precedenti si erano verificati almeno quattro incidenti analoghi”.
Tante le Associazioni che si battono affinché la strage non resti impunita, dall’Assemblea 29 giugno, a “Il mondo che vorrei” e “Medici democratici-sezione Viareggio” che in una nota esprimono le loro perplessità sull’esito dell’udienza che vede coinvolta un’intera classe dirigente del settore trasporti: “Solo la presenza, la partecipazione, la denuncia, la mobilitazione costringono alla verità. Chi sostiene oggi i ferrovieri sanzionati, e chi si mobilita per il processo di Viareggio, ha capito tutto questo. Sappiamo che la sicurezza non c’è, che la vita dei lavoratori, della gente senza potere vale meno di zero. Sappiamo che in questa società è Moretti che salvaguarda la “pubblica utilità”, l’ambiente, gli interessi economico-politici del paese. Non i lavoratori e i delegati che si battono per la sicurezza”.