Germania. A lezione dietro le sbarre.
di Emiliana De Santis
Succede ad Oldenburg, nord-ovest della Germania, dove circa 80 tra studenti, docenti e personale universitario, hanno trascorso 78 ore in un penitenziario. Non si è trattato di un castigo né di una maxi condanna per qualche strano reato: i ragazzi hanno scelto volontariamente di fare lezione in carcere: “Per capire come funziona davvero”.
Questi studenti di Giurisprudenza, provenienti dagli Atenei di Amburgo, Gottina, Greifswald e Munster – la città delle rivolte eretiche anabattiste e, insieme ad Osnabrück, delle trattative della pace di Westfalia che nel 1648 pose fine alla guerra dei Trent’Anni – hanno spontaneamente deciso di sperimentare la vita nel penitenziario per capire cosa possa significare mandare qualcuno dietro le sbarre e quindi, una volta avvocati o magistrati, essere più consapevoli delle pene comminate. Lasciati all’ingresso cellulari, smartphone, notebook e zaini, sono stati trasferiti in autentiche celle, prive di ogni confort della quotidiana vita, alcuni in isolamento altri in situazione di forzata coabitazione. Il penitenziario di Oldenburg è stato infatti chiuso dopo 160 anni e i detenuti trasferiti in un altro nuovissimo istituto così che i ragazzi hanno potuto fattivamente immedesimarsi nei loro panni, mangiare nei loro piatti e dormire nei loro letti, cosa che in presenza della normale attività carceraria non sarebbe stato possibile.
Sorvegliati 24 ore su 24, gli 80 coraggiosi si sono svegliati tutte le mattine alle 6, hanno pranzato e cenato in cella, chiusa inesorabilmente ogni sera alle 22. L’ora d’aria, alcuni seminari e tanto, tantissimo tempo per pensare a quella che hanno definito: “Un’esperienza opprimente”. Quindi la visita al nuovo carcere di massima sicurezza di Oldenburg per vedere i nuovi ambienti e intervistare due detenuti da cui raccogliere preziose informazioni sia sulla precedente sia sulla attuale struttura. Sebbene breve, l’esperienza è stata molto intensa e alcuni tra gli studenti sebbene avvocati o giudici in erba – e pertanto consapevoli – è rimasto molto provato. Tutto questo nonostante la situazione degli istituti penitenziari tedeschi non sia degradante né degradata e anzi molti penitenziari sono un modello di efficienza che ormai ruba il business alle case di produzione cinesi e dell’est per via della qualità della manodopera fornita a basso prezzo proprio all’interno di queste carceri – industrie che producono i beni più svariati, dalle automobili ai vestiti.