Ecco chi è Enrico Letta, il nuovo Presidente del Consiglio
di Linda Ciriaci
Napolitano ha scelto, ha deciso di intraprendere una strada politica, accantonando l’ipotesi del Governo tecnico affidato a Giuliano Amato. Esattamente due mesi dopo le elezioni, Enrico Letta ha ricevuto l’incarico di formare un nuovo governo di larghe intese.
Letta, è stato preferito al più esperto Giuliano Amato – per cercare di dare un valore a quel cambio generazionale e alla voglia di rinnovamento di cui tanto si parla – e al giovane Matteo Renzi, il rottamatore – per tenere saldo il PD, in vista di un successivo voto di fiducia. Un PD che non è riuscito a superare le proprie difficoltà interne, uscito dalle ultime elezioni per il Presidente della Repubblica, totalmente frammentato e privo di una leadership autorevole.
Il capo dello stato, ha spiegato al paese che la sua è stata una scelta in assoluta autonomia, e che dai partiti, già predisposti a collaborare, non ci sono state pregiudiziali sul nome.
Enrico Letta, compirà 47 anni ad Agosto. Non si può assolutamente affermare che sia privo di esperienza.
A soli 32 anni è stato il più giovane ministro della Repubblica, titolare delle Politiche comunitarie nel primo governo D’Alema. E ora è diventato il terzo più giovane premier della storia repubblicana, il primato lo detiene Giovanni Goria seguito da Amintore Fanfani.
Ha alle spalle un percorso umano e formativo all’insegna dell’Europa. Ha trascorso la sua infanzia a Strasburgo e si è laureato, all’Università di Pisa, in diritto Internazionale. A 25 anni è presidente dei Giovani del Partito Popolare Europeo.
Letta si avvicina alla politica, grazie a Beniamino Andreatta, conosciuto nel 1990 e considerato il suo vero e proprio padre politico. Beniamino Andreatta fu economista, più volte ministro, esponente di primissimo piano della Democrazia Cristiana e tra i fondatori prima del Partito Popolare e poi dell’Ulivo.
Nel 1993 Letta diventa Segretario generale dell’Arel, Agenzia di ricerche e legislazione. Proprio in questo periodo inizia ad avere i primi contatti con le Istituzioni. Seguirà, infatti, Andreatta al ministero degli Esteri del Governo Ciampi.
La sua escalation politica inizia con il governo D’Alema, ricoprendo la carica di ministro per le Politiche Comunitarie. Successivamente riveste la carica di Ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato dei governi D’Alema II e Amato II. Alle elezioni europee del 2004, è eletto parlamentare europeo nella lista Uniti nell’Ulivo, ricevendo 176 mila preferenze.
Nel 2006 è nominato Segretario del Consiglio dei Ministri del Governo Prodi, succedendo allo zio Gianni Letta. Abbandona così l’incarico europeo per accettare quello di deputato nazionale.
L’8 maggio del 2008 restituisce l’incarico di Segretario del Consiglio allo zio Gianni Letta, a causa della caduta – dopo solo due anni – del governo Prodi e della successiva elezione al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Da D’Alema a Prodi, passando per Amato, Enrico Letta diventa un punto fermo per il Partito Democratico.
Dal 23 maggio del 2007 è uno dei 45 membri del comitato nazionale del PD. Il 24 luglio dello stesso anno tenta il grande salto, annuncia la sua candidatura alle primarie per la segreteria del partito, tramite un video su YouTube. Arriverà terzo, dopo Rosy Bindi e Walter Veltroni che sarà eletto segretario con il 75,82% dei consensi.
Alle elezioni primarie del 2009, sostiene la mozione vincente di Pier Luigi Bersani e il 7 novembre è eletto vicesegretario nazionale del Partito Democratico. La carica decade il 20 Aprile del 2013 contestualmente alle dimissioni del segretario Bersani, a causa dell’esito fallimentare delle candidature a Presidente della Repubblica prima di Franco Marini e poi di Romano Prodi.
In seguito allo stallo politico e governativo, Letta viene convocato al Quirinale dal neo rieletto Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per divenire il nuovo Premier, ricevendo l’incarico per la formazione del nuovo Governo.
Dopo le varie consultazioni e un lunghissimo colloquio con Napolitano, Letta scioglie la riserva. Il suo esecutivo ha preso forma. 21 ministri di cui sette donne. Un governo di larghe intese composto da nove ministri del PD (Carrozza, Bray, Zanonato, Orlando, Del Rio, Idem, Franceschini, Kyenge, Trigilia); 5 del Pdl (Alfano, Quagliariello, Lupi, Di Girolamo, Lorenzin); 3 di Scelta civica (Mauro, D’Alia, Moavero); un radicale (Bonino); 3 tecnici (Saccomanni, Cancellieri, Giovannini). I Ministeri chiave ossia: ministero dell’Interno, ministero degli Affari Esteri, ministero della Giustizia, ministero della Difesa e ministero dell’Economia, vengono assegnati rispettivamente a: Angelino Alfano, nonché vice presidente del governo, Emma Bonino, Anna Maria Cancellieri, Mario Mauro e Fabrizio Saccomanni.
Un governo nato dall’intesa tra varie forze politiche. Una convergenza necessaria, che non deve essere vista necessariamente come un “inciucio”, bensì come una mediazione, un’intesa tra partiti che devono avere come unico fine, quello di risollevare le sorti del paese con spirito di servizio e senso civico al fine di dare all’Italia un volto nuovo.
piu che commento lancerei una proposta al governo: ma con tutti i giochi con vincite in denaro appartenenti allo stato perchè non si impone una tassa di 50 centesimi che andrebbero sommati per ogni regione e spesi per costruire case agli sfrattati e aiuti ai senza lavoro , faccio un esempio : il superenalotto nelle sue diciture di estrazione dice; nessun 6 i 5+1 vincono …etc etc alla fine di queste diciture aggiungerei ,; raccolti tot euro per la regione …… e cosi per tutte le regioni grazie al contributo di 50 centesimi versati dalla propria giocata e cosi per tutti i giochi a monopolio dello stato chiamerei l iniziativa un Italiano per gli ITALIANI.non potrebbe essere di aiuto allo stato? e il cittadino non si sentirebbe costretto ne perseguito dalle tasse.