Amarcord. La favola della Giamaica ai mondiali
Storie irrepetibili, favole sensazionali, piccolissime realtà che si siedono al tavolo dei grandi e provano a gustare piatti prelibati mai assaggiati prima. L’avventura della Giamaica ai mondiali francesi del 1998 è stata breve ed è quasi passata inosservata, ma resterà sempre impressa negli occhi degli appassionati come poche altre nella storia della vecchia Coppa Rimet.
Le qualificazioni a Francia ’98 della parte centroamericana hanno due grandissime favorite che come al solito sono Messico e Stati Uniti; i posti verso Parigi sono diventati tre perchè questo mondiale sarà il primo a 32 squadre, dopo che da Messico ’86 a Usa ’94 le formazioni partecipanti erano 24. Costarica ed Honduras sembrano le grandi antagoniste per accaparrarsi il terzo ed ultimo posto valido per partire per l’Europa, con il Canada che, almeno a parole, vuole riprovare l’assalto ai mondiali, assaggiati con poca fortuna nell’edizione del 1986. Della Giamaica, così come delle altre nazionali caraibiche, nessuno parla e probabilmente non ne parlano neanche in Giamaica, poichè nessuno neanche in patria si aspetta granchè. La Giamaica entra in scena nel secondo turno eliminatorio e fa fuori con un doppio 1-0 il modesto Suriname, quindi batte per due volte le Barbados (1-0 e 2-0) e si qualifica per la fase a gironi presentandosi da imbattuta e con la porta inviolata. Nel gruppo C della penultima fase eliminatoria, i giamaicani sono inseriti assieme al Messico, all’Honduras e alla nazionale di Saint Vincent e Grenadine: si qualificano le prime due; a sorpresa la Giamaica vince il girone con 13 punti, uno in più del Messico, tre in più dell’Honduras: decisivo il successo all’esordio contro gli honduregni (3-0 a Kingston) e quello finale per 1-0 sul Messico che vale qualificazione e sorpasso sui messicani. E’ festa grande in Giamaica dove ora iniziano a sognare la storica qualificazione ai mondiali, anche se c’è ancora il girone finale da superare, impresa ritenuta praticamente impossibile perchè oltre a Messico e Stati Uniti (favoritissime per la qualificazione) ci sono anche Costarica, El Salvador e Canada che appaiono agguerrite per conquistare la Francia. Non sarà così, perchè Messico e Stati Uniti volano via e si piazzano ai primi due posti del raggruppamento, ma alle loro spalle la voce più grossa la fa proprio la Giamaica che a sorpresa sbaraglia la concorrenza e conquista il terzo posto, l’ultimo valevole per volare ai mondiali: i gialloverdeneri acciuffano la terza posizione con 14 punti, due in più del Costarica, quattro in più di El Salvador, mentre il Canada non traduce le parole in fatti e si classifica ultima con soli 2 punti conquistati. Il 9 novembre del 1997 è festa grande in Giamaica dopo il 2-2 a San Salvador che regala la matematica qualificazione ai giamaicani che escono in piazza e sulle spiagge a festeggiare a ritmo di reggae un’impresa storica, impazzendo per il calcio forse per la prima volta nella loro storia. Sei mesi separano la Giamaica dallo storico appuntamento con la coppa del mondo, sei mesi di festa sull’isola delle Grandi Antille.
Intanto, prima di Natale, si effettuano i sorteggi dei gironi della fase finale e la Giamaica viene inserita nel gruppo H assieme ad Argentina, Croazia e Giappone. Qualificarsi sarà impossibile, lo sanno tutti, far bella figura e divertirsi è l’obiettivo che impone il commissario tecnico, il brasiliano Rene Simoes, in carica dal 1994. La rosa giamaicana è composta per lo più da calciatori che giocano in patria, con qualche eccezione come il difensore Sinclair che gioca nel Chelsea, il centrocampista Earle e l’attaccante Gayle che giocano sempre in Inghilterra, nel Wimbledon. La Giamaica esordisce ai mondiali il 14 giugno del 1998 a Lens contro la Croazia; dopo una mezz’ora di studio, i croati segnano con Mario Stanic, attaccante che gioca in Italia, nel Parma. Il primo tempo sembra filare via senza altri sussulti, quando quasi al fischio finale, la Croazia si distrae e la Giamaica la punisce: segna Earle che diventa così il primo giocatore giamaicano a far gol ai mondiali. Nella ripresa, però, la Croazia afferma tutta la sua superiorità segnando prima il 2-1 con Prosinecki, poi il definitivo 3-1 con Davor Suker che a fine torneo sarà il capocannoniere della competizione con 6 gol. Passa una settimana e la Giamaica torna in campo, il 21 giugno, al Parco dei Principi di Parigi contro l’Argentina; qui non c’è storia, i sudamericani si divertono con l’inesperienza dei caraibici e stravincono per 5-0 con tre gol di Batistuta e due di Ortega, anche se va detto che fino al minuto 55 il risultato era solo di 1-0. Complice il successo contemporaneo della Croazia sul Giappone, la Giamaica dopo sole due partite è già aritmeticamente elimata e l’ultima gara contro i nipponici sarà utile solo per la gloria. Entrambe si presentano a Lione il 26 giugno a quota zero, eliminate e col biglietto di ritorno già stampato. Ma la Giamaica vuole chiudere con almeno un punto, cercando di uscire dai mondiali al penultimo posto e a testa altissima. La partita non è un granchè, ma i giamaicani dimostrano di avere più fame dei giapponesi: Whitmore realizza una doppietta, Nakayama accorcia le distanze a un quarto d’ora dalla fine ma non basta, la Giamaica vince 2-1, chiude il girone al terzo e penultimo posto e torna in patria con una vittoria ai campionati del mondo, impresa che finirà sui libri di storia del paese. Il bilancio giamaicano a fine mondiale recita: 3 punti, una vittoria e due sconfitte, 3 reti realizzate, 9 subite, al termine del torneo sarà la peggior difesa della competizione assieme alla Corea del Sud, poco male perchè al ritorno in Giamaica la nazionale viene accolta come se avesse vinto i mondiali, chi se ne importa dell’eliminazione, chi se ne importa dei gol incassati. E’ stato un successo comunque, un’avventura emozionante e chiusa con dignità e divertimento, con i tifosi giamaicani volati in Francia che hanno convissuto e socializzato con gli avversari ballando e cantando.
Dal 1998 la Giamaica non è più riuscita a qualificarsi, il miracolo non si è ripetuto e la qualità degli interpreti è scemata, anche perchè nel frattempo sono venute fuori nazionali come Honduras e Costarica che hanno affiancato Messico e Stati Uniti nel ruolo di protagoniste nella parte centroamericana delle qualificazioni mondiali. Eppure quella squadra del ’98 è esempio e obiettivo per gli eroi di oggi che proveranno a raggiungere la Russia nel 2018, a vent’anni esatti da quella favola francese.
di Marco Milan