Amarcord. Saeed Al-Owairan, oltre quel gol ai mondiali
I campionati del mondo di calcio da sempre regalano storie su cui ricamare per anni, da sempre sono il fulcro dello sport più popolare ed imprevedibile del pianeta. Alcune di esse, però, sono talmente estreme da far passare in secondo piano tutto ciò che c’è intorno, magari le stesse carriere dei loro protagonisti; per una conferma a riguardo, citofonare alla famiglia di Saeed Al-Owairan, il miglior calciatore di tutti i tempi dell’Arabia Saudita.
Ai mondiali statunitensi del 1994 si presentano per la prima volta 32 formazioni, due delle quali sono delle debuttanti assolute: la Nigeria e l’Arabia Saudita. Entrambe partono dall’ultima fila dell’ipotetico schieramento di partenza, entrambe sono viste con curiosità dagli appassionati e per entrambe si prospetta un ritorno in patria largamente anticipato rispetto alla finale di Pasadena. Non sarà così, perchè Nigeria ed Arabia Saudita stupiranno il mondo arrivando fino agli ottavi di finale, beffando formazioni sulla carta più quotate di loro. I sauditi in particolare, sconosciuti ai più e come detto mai approdati alla fase finale della Coppa Rimet, si presentano negli Stati Uniti con una formazione umile e compatta, ma anche molto tecnica e la cui stella è senza ombra di dubbio Saeed Al-Owairan, riferimento della nazionale e calciatore più popolare del suo paese: gioca da sempre (e per sempre vi giocherà) nel Al-Shabab con cui ha vinto tre scudetti ed il titolo di capocannoniere del campionato nel 1992 con 16 reti. L’Arabia Saudita esordisce nel gruppo F il 20 giugno contro l’Olanda e perde 2-1 dopo essere passata per prima in vantaggio, suscitando un’ottima impressione; il raggruppamento è difficilissimo ed oltre agli olandesi ci sono anche l’ostico ma anziano Belgio e il talentuoso Marocco. Nella seconda partita contro i magrebini, la nazionale araba non può fallire e non fallisce: 2-1 e Saeed Al-Owairan e compagni sono ancora in corsa per la qualificazione che resta però un’impresa. Ma i sauditi ci credono e si presentano all’ultimo appuntamento del girone con la ferma volontà di acciuffare gli ottavi di finale: è il 29 giugno 1994, lo stadio è il Robert F. Kennedy Memorial Stadium di Washington, Arabia Saudita-Belgio si gioca alle 12:30 sotto un sole torrido e un’umidità indicibile. Dopo poco più di cinque minuti, Saeed Al-Owairan prende palla ad 80 metri dalla porta avversaria, ad ampie falcate corre verso Preud’homme e smarca tutti gli avversari che gli si pongono davanti, con una leggerezza ed un’eleganza che ne testimoniano talento, progressione e qualità tecniche. Owairan corre, il pubblico americano tracanna Coca Cola e si esalta, l’attaccante saudita si beve tutta la squadra belga, entra in area, vince l’ultimo rimpallo e alla fine conclude in porta battendo l’estremo difensore fiammingo: 1-0 per l’Arabia Saudita, risultato che non cambierà più fino al termine della gara che qualifica come seconda del girone F la formazione asiatica. Saeed Al-Owairan ha realizzato un gol eccezionale, tecnicamente sopraffino, che in breve tempo fa il giro del mondo e negli anni diventerà uno dei video più visti su internet, riproposto peraltro nella maggior parte delle sigle di apertura dei programmi televisivi dedicati ai campionati del mondo; per di più, il gol del numero 10 saudita è decisivo per il passaggio del turno della debuttante nazionale araba che si arrenderà alla solida Svezia agli ottavi di finale, uscendo a testa altissima dagli Stati Uniti. Saeed Al-Owairan torna in patria come eroe, il sovrano dell’Arabia Saudita, Fahd, lo ricopre d’oro ed il calciatore diviene l’uomo più popolare del suo paese, vincendo pure il Pallone d’Oro asiatico del 1994 e venendo scelto per alcuni spot televisivi arabi con le aziende che vogliono sfruttare la scia di popolarità del giocatore che ha realizzato il gol più bello dell’ultima edizione dei mondiali. Saeed Al-Owairan inizia ad essere soprannominato il Maradona del Golfo, sia per il talento e sia perchè la sua galoppata ha vagamente ricordato quella dell’argentino nell’epica sfida contro l’Inghilterra del campionato mondiale messicano del 1986; il successo e i soldi, però, incidono negativamente sul talento classe 1967, che già nel 1995 scappa dall’Arabia Saudita per una vacanza in Marocco non autorizzata, quindi all’alba del 1996, viene sorpreso all’uscita di un locale notturno egiziano in compagnia di amici e di due ragazze europee con cui il calciatore aveva avuto rapporti sessuali all’interno della discoteca, violando pure il Ramadan e le ferree imposizioni religiose dell’Islam, non rispettando i sacrifici nel mese sacro di febbraio. E’ evidente come qualcuno abbia effettuato una soffiata per incastrare il famosissimo calciatore arabo che forse, mentre viene tradotto nelle carceri del suo paese, avrà maledetto quel gol ai mondiali e la fama e popolarità che quella prodezza gli avevano conferito. Owairan viene condannato a tre anni di reclusione per aver violato le leggi islamiche, squalificato e sospeso dall’attività sportiva, e a nulla servono gli appelli dei colleghi calciatori e dei tifosi, perchè in Arabia non si fanno sconti, men che meno ai divi che anzi pagano ulteriormente la loro visibilità fungendo da esempio per i cittadini comuni. L’eroe saudita dei mondiali rimane in carcere un solo anno, poi il re Fahd concede la grazia, si dice spinto dall’insistenza di uno dei suoi figli che nel 1994 era un adolescente e si era innamorato follemente del talento di Saeed Al-Owairan, tanto da chiedere al papà di rimettere in libertà il calciatore e consentirgli di disputare i mondiali del 1998 in Francia ai quali l’Arabia Saudita si era nuovamente qualificata. Saeed Al-Owairan giocò effettivamente il campionato del mondo francese, ma era ormai trentunenne e fuori forma, la sua nazionale era inoltre meno competitiva di quattro anni prima ed uscì al primo turno senza lasciare tracce memorabili nella mente dei tifosi.
Il gol contro il Belgio di Saeed Al-Owairan è stato votato come il sesto migliore della storia dei mondiali, il talento saudita ha chiuso la sua carriera nel 2001 giocando sempre nella stessa squadra, l’Al-Shabab, con cui ha disputato 598 presenze condite da 238 reti, mentre non è da meno neanche il suo bottino in nazionale con 75 partite giocate e 24 reti messe a segno dal 1991 al 1998. Per sempre quella cavalcata del 29 giugno 1994 rimarrà nel cuore dei tifosi sauditi, ma anche degli appassionati di calcio che ricordano con simpatia quel numero 10 in maglia bianca e pantaloncini verdi che supera in slalom cinque avversari e segna dopo una corsa di quasi 100 metri palla al piede. Ma nella carriera e nella vita di Saeed Al-Owairan c’è stato altro, c’è stata una vita di eccessi e di trasgressioni, troppe per il mondo arabo, ci sono stati tredici anni di carriera dedicati esclusivamente ad una squadra di club e alla sua nazionale, forse il paragone con Maradona lo ha portato troppo in alto con la fantasia, forse non ha saputo gestire al massimo la sua improvvisa fama, eppure ancora oggi in Arabia Saudita Saeed Al-Owairan è l’idolo incontrastato dei tifosi di calcio.
di Marco Milan