Formula 1, Stati Uniti: Lewis Hamilton campione del mondo
E’ finita, anche se forse non è mai iniziata. Lewis Hamilton conquista negli Stati Uniti il campionato del mondo 2015, il secondo consecutivo, il terzo della sua ancor relativamente giovane carriera. Un campionato dominato dall’inizio alla fine dal pilota inglese che ha stracciato e sbaragliato la concorrenza, a partire dal compagno di squadra Nico Rosberg che mai è sembrato poterlo impensierire. Tre titoli come il suo idolo Ayrton Senna, come Jack Brabham, come Nelson Piquet, come Jackie Stewart e come il suo attuale capo Niki Lauda.
Voleva vincere il campionato negli Stati Uniti e ci è riuscito, Hamilton si conferma campione del mondo nella gara più pazza e divertente dell’anno, condizionata dal nubifragio delle qualifiche (disputate nella stessa giornata del gran premio) e dai ripetuti e frequenti incidenti con ingresso rituale della safety car. All’inizio Rosberg, partito davanti a tutti, si è come al solito addormentato ed Hamilton lo ha infilato involandosi per quella che sembrava essere la solita cavalcata solitaria del britannico che stavolta avrebbe portato l’ex pilota della McLaren a conquistare il titolo; invece è successo di tutto: prima Rosberg ha gonfiato il petto, ha ruggito e si è ripreso il primo posto, poi le due Red Bull di Ricciardo e Kvyat sono tornate improvvisamente competitive come ai bei tempi ed hanno preso il posto delle Mercedes, salvo poi rientrare nelle retrovie con l’asciugarsi della pista e con Ricciardo che ha chiuso decimo e Kvyat che ha rimbalzato contro il muro. Incidenti a raffica, ritiri continui che hanno messo ko, fra gli altri, i due della Williams, prima Bottas e poi Massa, safety car dentro e fuori in continuazione con Rosberg ed Hamilton a rincorrersi e Vettel, partito dalla tredicesima posizione, ad artigliare un podio insperato ma meritatissimo grazie ad una gara capolavoro del tedesco della Ferrari, mal imitato dal compagno di squadra Raikkonen che si è schiantato contro le barriere per un banalissimo errore. Di certo però un errore inferiore rispetto a quello colossale commesso da Rosberg a pochi giri dalla fine, un lungo banale ed incomprensibile che consegna corsa e titolo mondiale ad un incredulo ma rapacissimo Lewis Hamilton che ringrazia e corre sotto la bandiera a scacchi dove può festeggiare il mondiale, un titolo meritato e praticamente mai in discussione, al contrario dell’anno scorso quando Rosberg era veramente combattivo ed incalzante. Vettel ha compiuto una vera impresa e si candida per il campionato del 2016, così come il piccolo Verstappen che ha chiuso al quarto posto con la solita grinta ed un talento da predestinato; sbilanciarsi è sempre pericoloso, ma un giorno anche l’olandese potrà festeggiare un titolo mondiale se le premesse verranno mantenute col passare del tempo. Quinto posto per un ottimo Perez, sesto per un rinato Button ed una McLaren che ha mostrato migliorie nel motore Honda, finalmente non più da Gp2 come da alonsiana citazione; a proposito dello spagnolo, per lui prima finisce questo 2015 e meglio sarà: nemmeno in una gara come quella di Austin in cui la McLaren era decente e l’autoeliminazione della maggior parte delle vetture in pista ha regalato punti al due volte campione del mondo, sesto fino a pochissimi giri dal termine, ma beffato da un calo di potenza della macchia e dall’elevato consumo delle gomme che lo hanno relegato nelle solite deprimenti retrovie.
Fra una settimana la Formula 1 torna in Messico dopo oltre vent’anni, a casa di un pimpante Perez e col titolo già assegnato. La Mercedes ha tutte le intenzioni di non fermarsi, così come il neocampione Hamilton che, 10 vittorie in stagione, punta al record di 13 di Michael Schumacher con la Ferrari nel 2004 e di Sebastian Vettel con la Red Bull nel 2013. I motivi di interesse, insomma, non si sono ancora esauriti.
di Marco Milan