Urne aperte in Sicilia, il banco di prova di Beppe Grillo
di Fabio Grandinetti
Nonostante la sicurezza e la veemenza esibita dal proprio leader dalle piazze del “tuttiacasatour” il M5S attenderà con preoccupazione i risultati delle elezioni comunali siciliane. Con il voto di ieri e di oggi si celebra il primo turno in Sicilia, a due settimane dal flop delle comunali nel resto d’Italia. Il 14,88% ottenuto lo scorso ottobre nelle elezioni regionali siciliane fu il primo segnale dell’avanzata grillina e l’isola divenne l’epicentro dello tsunami di consensi che avrebbe portato di lì a poco al 25% delle politiche. Nell’avvicinamento al voto lo stesso Beppe Grillo ha avvertito che il risultato delle comunali sarà da confrontare proprio con le regionali 2012 che incoronarono il M5S primo partito siciliano. I numeri sono sinceri, il 14% non è il 25% e, vista l’aria che tira, meglio restare prudenti nelle previsioni. Lo stesso capogruppo all’Ars Giancarlo Cancelleri ha affermato che il M5S sarebbe soddisfatto se venisse replicato il risultato delle regionali.
Allora, nei quattro capoluoghi in cui oggi si vota per il rinnovo degli organi elettivi comunali, vale a dire Ragusa, Siracusa, Catania e Messina, il M5S ottenne rispettivamente il 22,4%, il 15,6%, il 13,6% e il 9,6% (il riferimento è alle liste provinciali). Le comunali non sono le regionali, né tantomeno le politiche. Entrano in gioco logiche e strumenti di intercettazione del voto di tutt’altra natura. Ma certo il momento per Grillo e seguaci non è certo dei migliori, anche e soprattutto per ciò che concerne il dibattito interno e il rapporto con gli stessi “cittadini eletti” siculi.
È siciliano Antonio Venturino, vicepresidente dell’Ars uscito o espulso, dipende dai punti di vista, dal movimento. «Lo capisco – ha affermato Grillo dalla piazza di Mascalucia (CT) – uno firma per non intascare i ventimila euro previsti dalla legge e poi non ce la fa e vuole tenersi i soldi». È siciliano Tommaso Currò, deputato cinque stelle divenuto oramai noto come uno dei maggiori dissidenti per diverse dichiarazioni polemiche nei confronti del leader e della linea del movimento. È siciliano l’avvocato Michele Giarrusso, senatore grillino che di recente ha criticato duramente l’assenza di Vito Crimi alla votazione per la presidenza della Giunta per le elezioni e le immunità del Senato, alla quale era candidato. Il senatore, dopo aver comunicato ai propri colleghi l’autosospensione dal gruppo, poi prontamente ritirata, ha auspicato «un chiarimento per verificare se ci sono berlusconiani nel gruppo parlamentare del M5S». Giarrusso, secondo quanto si apprende dalle pagine di Repubblica, ha dichiarato: «sento il bisogno di un confronto con il gruppo e con i gruppi siciliani per comprendere il senso della mia presenza in Senato».
Ormai da tempo le voci stonate del coro grillino cantano in dialetto siciliano e il voto delle comunali di oggi, oltre a fornire un quadro più chiaro sulla condizione politico-elettorale del movimento, potrebbe segnare una svolta nel dialogo tra il leader, i fedelissimi e il partito dei frondisti.