Tutti pazzi per Rose. Sarcasmo brillante per una storia d’amore e di emancipazione femminile

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di Annalisa Gambino

Gli ingredienti che stanno alla base di un buona commedia sono semplici: una ragazza di periferia sbadata e pasticciona, un datore di lavoro perfezionista e autoritario, una gara da vincere e uno sfondo storico ben determinato. Il tutto condito da uno squisito tono umoristico.

L’idea da cui parte il regista francese Régis Roinsard nasce da un documentario sulla storia della macchina da scrivere che comprendeva una piccolissima sequenza sui campionati di velocità dattilografica. Roinsard in un intervista afferma di essere stato folgorato da quei brevi trenta secondi tanto da percepire le potenzialità cinematografiche e drammaturghe di questa anomala disciplina sportiva. Populaire -titolo originale, nonché famosa marca di macchine da scrivere è una commedia romantica dall’impianto tradizionale, tutta giocata sul sarcasmo e i colori francesi, capace di far divertire il pubblico grazie a ottime battute recitate da un altrettanto valido cast.

Vero e proprio omaggio agli anni 50, la tematica dell’emancipazione femminile è la protagonista indiscussa della trama. Déborah François è la ventunenne Rose Pamphyle. Rose, come tantissime altre donne di quell’epoca è affascinata dalla modernità incarnata nella macchina da scrivere in vendita nell’emporio del padre. Prende coraggio e decide di lasciare il suo paese natale per cercare un lavoro da segretaria nella vicina città di Lisieux. Desiderosa di emanciparsi da un padre burbero e tradizionalista e dal ruolo di massaia alla quale era relegata, la ragazza viene assunta da Louis Echard (Romain Duris), carismatico titolare di un’agenzia di assicurazioni. Durante il colloquio Louis intuisce il dono della ragazza: la sua velocità nella dattilografia. Da questo punto in poi nasce una sfida, diventare campionessa regionale, nazionale e infine mondiale. Il signor Echard, per spirito di rivalsa e per dare un senso alla sua quotidianità monotona si improvvisa severo coach e, con pazienza e dedizione, insegna a Rose tecniche e sotterfugi utili per conquistare il titolo di campionessa mondiale.

In parallelo tra i due, come da prassi, nasce e si sviluppa una storia d’amore dall’happy end prevedibile ma non banale. Louis è un uomo con il complesso di essere l’eterno secondo, sia nello sport, sia agli occhi di suo padre. E  un uomo con una frustrazione interiore e trasferisce tutta la sua ambizione su Rose. In questo modo si crea uno strano legame, verrebbe da dire, di dipendenza psicologica più che di affetto.

La domanda che nasce spontanea è come sia possibile per i francesi realizzare ottimi film con un plot così semplice e banale? La risposta sta nell’abilità del regista di rievocare la commedia sentimentale degli anni cinquanta adottando una continuità estetica, stilistica e narrativa a metà tra reale e documentario. L’operazione svolta da Roinsard non appare mai forzata, in quanto il regista sceglie di rappresentare delle tematiche universalmente condivisibili come il riscatto sociale, la competizione, il sacrificio e l’amore. E quando il pubblico avverte un calo di ritmo, arriva l’accelerazione interna delle gare. Tutto quello che riguarda i protagonisti trae ispirazione dai codici delle commedie di Billy Wylder interpretate da Audrey Hepburn e Shirley MacLaine. Agli occhi più attenti non posso sfuggire alcune citazioni d’autore. La più evidente da La donna che visse due volte di Hitchcock (quando Rose in vestito rosso esce dal bagno e si presenta al cospetto di Louis seduto in poltrona); l’altra da Il bandito delle undici di Godard (nella scena dell’abbraccio amoroso fra Rose e Louis, nudi a letto, sotto il ritmico lampeggiare rosso e blu di un’insegna al neon).

Sulla stessa linea tematica e narrativa e stilistica è da segnalare MadMen, la serie televisiva statunitense ideata da Matthew Weiner. La serie tratta della vita di alcuni pubblicitari nella New York degli anni sessanta. La ricostruzione dell’ambientazione storica così perfetta e minuziosa è la stessa svolta dal francese Roinsard. Ed è questo l’ aspetto che fa la differenza.

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