Scorsese Tour: in mostra a Torino vita e opere del regista di Elisabeth Street
di Beatrice De Caro Carella
Da Giugno a Settembre Torino apre le porte. A far gli onori stavolta, il suo Museo del Cinema che, grazie alla grandiosa retrospettiva appena inaugurata sul maestro Scorsese, aggiunge al prestigio della storica sede antonelliana e della raffinata collezione Prolo, il vanto d’un evento senza uguali, per mole di materiali e relativa eccezionale provenienza.
Presentato in anteprima alla Deutsche Kinemathek di Berlino, l’allestimento, intitolato sobriamente “Scorsese”, è ospitato dalla lunga e sinuosa rampa auto-portante che dalla Sala del Tempio si eleva fin quasi a dar l’impressione di poter toccare la rinomata Cupola. Il percorso espositivo della mostra si apre così alla vista in una scenografica spirale ascendente dall’ampio respiro, disegnata a ridosso delle mura del Tempio.
È un percorso a senso unico, obbligato, ma non per questo meno affascinante e condotto all’insegna del binomio arte-vita che, non banalmente in questo caso, ha segnato il percorso del cineasta latino-americano. Si procede per tappe dunque, tappe che rappresentano i motivi ricorrenti dei suoi film – dalla centralità di New York, all’etica l’antieroica dei suoi protagonisti; sono tappe che non solo tracciano la biografia filmica del maestro ma che soprattutto ne ripercorrono i risvolti emotivi e personali. Non a caso la mostra, nel segno d’un esperienza museale che si vuole interattiva dall’A alla Z, si apre con un video-messaggio, ed è lo stesso Scorsese a parlare e a raccontarci in prima persona della storia d’un emigrazione che culmina nei primi passi compiuti per dar sfogo a una passione che ha tra le sue prime suggestioni motrici, negli anni ’60, quella d’una realtà multietnica vissuta quotidianamente, tra le vie del Queens.
Attraverso foto ricordo, scatti dal set, bozzetti di scena, studi sui costumi, pagine di sceneggiatura, schizzi d’inquadratura e storyboard ripercorriamo così, dall’inizio alla fine, la storia d’una produzione d’autore eterogenea ma coesa, che spazia tra i generi, ma rivela l’imprinting d’una sensibilità unica e precoce, attenta osservatrice del mondo e poi più in là studiosa del cinema al punto da essere capace di rievocarne con potente suggestione la magia delle origini nel suo ultimo Hugo Cabret. Da Chi sta bussando alla mia porta? a Shutter Island, passando per Mean Streets, e Taxi Driver, L’ultima tentazione di Cristo e L’età dell’innocenza, Casinò e Gangs of New York, i capolavori ci sono tutti e tra loro reperti d’eccezione. Come i figurini a colori di Sandy Powell per lo studio dei costumi in Gangs of New York, bozzetti di scenografia di Dante Ferretti, appunti d’inquadratura su sceneggiature originali di cult-movies come Toro Scatenato. Studi di storyboard: intere sequenze filmiche progettate a mano, take per take, a colori o in bianco e nero, con estrema precisione; tanta quasi quanto quella adoperata per un peplum di scontri fra gladiatori acquerellato a soli 11 anni. E poi lettere, mail, carteggi e scambi d’idee, opinioni, suggestioni, pratiche ed artistiche con amici e collaboratori. In tal senso la mostra in esposizione a Torino fino al 12 Settembre omaggia Scorsese, ma anche il cinema stesso, svelando in sordina, come in un velato gioco di trasparenze, il volto nascosto della macchina dei sogni: il backstage del lavoro d’artista e quali fili si muovano con maestria al di là della tela, nel retrobottega dell’ateliér. Perché il pittore di sogni nel nostro caso è genio e artista, ma anche sceneggiatore, produttore, attore e montatore di sé stesso grazie alla fidata collaborazione con la sua storica montatrice, Thelma Schoonmaker. Grande burattinaio dunque Martin Scorsese, dalla prima all’ultima fase di realizzazione dei suoi film. Maniaco del controllo, ma anche grande perfezionista. Autore e artista, e non ultimo appassionato creatore rockumentary, produzioni alle quali è dedicata una piccola sala in sede di chiusura della mostra.
Ciò che rende l’evento imperdibile è dunque la provenienza dei pezzi: il caveau delle meraviglie di Mr Scorsese in persona, il quale rende omaggio al tributo a lui offerto, dischiudendo per noi il suo magico archivio. Un forziere privato di memorie custodite con metodo. Perché Martin Scorsese è anche questo: un collezionista e cultore di oggetti, che racchiudano in sé il senso d’una memoria identitaria condivisa: quella del fare cinema. Anzi è forse proprio questo l’aspetto di senso che con maggior forza prorompe dalla visione della collezione, una raccolta di scatti rubati e piccoli feticci dentro e fuori dal set che non fa solo storia del cinema, ma recupera soprattutto frammenti di storia del fare cinema. Sfaccettatura di significato che a voler ripercorrere la stessa storia del suo odierno ospite ne rende la sua permanenza torinese ancora più significativa.