Amarcord: la clamorosa retrocessione della Fiorentina di Batistuta e Effenberg
di Marco Milan
Pronostici, valutazioni, opinioni che diventano certezze. Sui giornali, nelle tv, nei semplici bar o in spiaggia col quotidiano in una mano e il cono gelato nell’altra, l’estate dispensa sempre aspettative che il campionato di serie A si diverte poi a smentire puntualmente nell’arco dei mesi invernali. Alla Fiorentina del campionato 1992-93, però, nessuna aspettativa o valutazione estiva avrebbe mai fatto centro su quanto di sportivamente drammatico si sarebbe abbattuto all’incirca nove mesi più tardi.
Il 6 settembre del 1992 parte il campionato di serie A, col Milan di Capello campione d’Italia in carica e superfavorito per la conferma tricolore (che poi effettivamente arriverà), l’Inter di Osvaldo Bagnoli e la Juventus di Trapattoni e Baggio che provano ad insidiare lo squadrone rossonero; poi un mucchione di formazioni che lotteranno per la Coppa Uefa, dal Napoli alle romane passando per Sampdoria, Parma e Torino, compresa anche la Fiorentina che dopo un paio di campionati di metà classifica vuole tornare in Europa. Il patron Mario Cecchi Gori non ha badato a spese in estate ed ha portato a Firenze l’attaccante del Foggia dei miracoli Francesco Baiano, il promettente terzino destro Daniele Carnasciali ed i talentuosi stranieri Brian Laudrup (fratellino del celebre Michael) e Stefan Effenberg; in più in attacco c’è Gabriel Omar Batistuta, uno dei centravanti più forti del campionato e in grado di garantire almeno 15 gol a stagione; in panchina Luigi Radice, confermato dall’anno precedente. Il torneo della Fiorentina parte a rilento, ma le sensazioni intorno alla squadra sono buone: alla prima giornata i viola pareggiano in casa 1-1 contro il Genoa, mentre una settimana più tardi arriva un secondo pareggio per 2-2 in casa della Lazio. E’ il terzo turno a far rumore in casa fiorentina quando i toscani, nonostante lo svantaggio iniziale, travolgono l’Ancona con un sonoro 7-1: segnano pure i nuovi acquisti Laudrup e Baiano, l’attacco viola sembra ben assemblato e con bocche da fuoco di tutto rispetto. L’imbattibilità della Fiorentina cade domenica 4 ottobre ed è un botto fragoroso poichè la squadra di Radice viene spazzata via dal Milan al Franchi per 7-3, un risultato bizzarro che mette a nudo pregi e difetti di una squadra in palla quando si tratta di attaccare, ma con una difesa allegrotta; nonostante il 3-7 col Milan, però, il campionato della Fiorentina sembra ben indirizzato e subito dopo il ko coi rossoneri arrivano due vittorie consecutive che rimettono in sesto i toscani: prima il 2-0 di Pescara, poi il pomposo 4-0 inflitto alla Sampdoria con doppiette di Batistuta e Baiano, una vittoria che proietta i viola nelle zone altissime della classifica ed inizia a far parlare l’Italia intera della supercoppia gol, un’altra B2, riedizione di quel Baggio-Borgonovo che nel 1989 tanto aveva incantato il pubblico fiorentino. Il 6 dicembre del 1992, giornata numero 12, il campionato della Fiorentina pare avere una svolta positiva determinante: la compagine di Radice piega per 2-0 al Franchi la Juventus, rete di Laudrup e autogol del giovane Sartor, in un tripudio viola che lancia Batistuta e compagni all’inseguimento del Milan; a Firenze si torna a parlare d’Europa ed una settimana più tardi, i toscani pareggiano 1-1 a Parma e sono secondi in classifica assieme a Torino ed Inter, alle spalle dell’irraggiungibile Milan. Nessuno può sapere che quello sarà il punto di non ritorno di una stagione che finirà con l’essere maledetta, nessuno può immaginare un epilogo drammatico in un campionato che sembra avere contorni dorati su uno splendido paesaggio viola. Giornata numero 14, 3 gennaio 1993: la Fiorentina perde in casa contro l’Atalanta, 0-1 gol di Carlo Perrone; è una sconfitta pesante, i viola deludono, è vero, ed il primo a riconoscerlo è proprio il tecnico Radice che promette battaglia per la successiva trasferta di Udine. Ma in Friuli Radice non salirà mai. Dopo il ko con l’Atalanta, infatti, la famiglia Cecchi Gori in un impeto di rabbia di cui si pentirà a lungo, esonera l’ex allenatore di Torino e Roma chiamando in panchina Aldo Agroppi. Lo spogliatoio, che seguiva Radice con dedizione e fiducia, rimane colpito e pare non voler reagire: a Udine i viola soccombono per 4-0, poi, dopo uno scialbo 0-0 casalingo contro il Torino, escono sconfitti da Foggia, dalla Lazio in casa e addirittura dal quasi retrocesso Ancona che si vendica pure dell’1-7 patito all’andata. La Fiorentina sta colando a picco verso i bassifondi della classifica, anche se il vantaggio accumulato nella prima parte della stagione fa ancora dormire Agroppi moderatamente tranquillo; grave errore perchè Brescia, Udinese e Napoli che parevano spacciate a metà campionato, si sono rimboccate le maniche e stanno ottenendo risultati soddisfacenti, tutto il contrario di una Fiorentina supponente e superficiale, incapace di gestire una situazione che si sta via via facendo sempre più pericolosa. Agroppi non ha ingranato col gruppo, la squadra arranca ed inizia a giocare con paura; dopo un fortunoso 2-2 acciuffato in casa contro l’Inter grazie ad un’autorete di Paganin in pieno recupero, i gigliati provano il colpaccio a San Siro contro il Milan resistendo per più di un’ora sullo 0-0 prima che Savicevic si ricordi di essere un genio e piazzi la doppietta che stende i toscani condannati all’ennesima sconfitta della nuova gestione tecnica. Il trittico che decide ufficiosamente la fallimentare stagione fiorentina e l’altrettanto fallimentare operato di Agroppi va dal 10 al 25 aprile: prima c’è il 2-2 casalingo contro il Brescia, un risultato che non tira fuori i viola dalla bassa classifica e ringalluzzisce le speranze bresciane, poi l’1-1 sempre al Franchi contro il ritrovato Napoli, infine la bruciante sconfitta patita a Torino contro la Juventus (3-0); piove al Delle Alpi quel 25 aprile del 1993, l’acqua spazza via definitivamente i sogni di una Fiorentina che solo un girone prima si era illusa battendo la rivale storica bianconera ed ora si ritrova a fare i conti con una retrocessione sempre più vicina. Agroppi viene esonerato negli spogliatoi di Torino e una settimana più tardi, giornata numero 30, il pubblico fiorentino assiste ad una partita drammatica: al Franchi arriva il Parma, sulla panchina viola siede l’ex centravanti Luciano Chiarugi, chiamato all’impresa disperata di salvare la squadra da una clamorosa ma ormai diffilmente evitabile caduta in serie B; il Parma, in lotta per la zona Uefa, passa in vantaggio al 42′ con Melli, poi è un assedio della Fiorentina che, forse per disperazione, forse per una ritrovata unità, sfodera una prestazione commovente, sospinta da un pubblico immensamente innamorato. Il pareggio di Di Mauro al 90′ fa esplodere lo stadio, ma non risolve granchè in termini di classifica per i viola: Genoa, Brescia e Udinese sono sempre in vantaggio rispetto ai toscani. Il campionato si decide in pratica alla 32.ma giornata quando la Fiorentina non riesce a vincere proprio contro i bianconeri friulani, anzi, va pure sotto di due gol prima della rimonta firmata dalla doppietta di Effenberg. Una settimana più tardi, i viola non vanno oltre l’1-1 in casa del Torino con pareggio di Batistuta al 91′ ed ora si potrebbero salvare solamente con un miracolo; ultima giornata, domenica 6 giugno 1993: la Fiorentina ospita il Foggia già salvo e sa che vincere non basta, sarà necessario controllare il tabellone ed appiccicarsi alle radioline per conoscere i risultati di Brescia e Udinese; i viola sono terz’ultimi a quota 28 punti assieme al Brescia, l’Udinese è a 29, il Genoa a 30 e ad una sola lunghezza dalla matematica salvezza, mentre Ancona e Pescara sono da tempo retrocesse. Se Fiorentina, Brescia ed Udinese arrivano a pari punti, la classifica avulsa dice che i viola scenderebbero subito in B, mentre lombardi e friulani disputerebbero lo spareggio per designare l’ultima retrocessione. Il Genoa fa 2-2 a Marassi contro il Milan già campione e si salva, il Brescia liquida in casa per 3-1 la Sampdoria, la Fiorentina fa un sol boccone del Foggia che viene travolto da ben 6 reti dei viola; resta solo da capire cosa faccia l’Udinese a Roma contro i giallorossi: è una partita strana su cui ancora oggi esistono molte malignità: la Roma segna con Hassler che calcia un rigore pessimo, finito in rete solo grazie alla goffaggine del portiere, poi Carnevale, attaccante romanista e futuro udinese, calcia lentamente a porta vuota permettendo il recupero della difesa avversaria; infine l’Udinese pareggia con l’ex di turno Desideri a dieci minuti dal termine: una doccia gelata a Firenze dove tutti attendevano la vittoria romanista che avrebbe relegato i friulani alla retrocessione ed i viola a giocarsi lo spareggio col Brescia. Niente di tutto ciò, allo spareggio di Bologna ci va l’Udinese (che batterà 3-1 il Brescia raggiungendo la salvezza) mentre la Fiorentina cade clamorosamente ma tutto sommato meritatamente in serie B dopo 54 anni; una delusione enorme nel capoluogo toscano, lo stadio resta muto per minuti che sembrano ore, Chiarugi non sa cosa dire nè durante e nè dopo la partita. I viola retrocedono nonostante una rosa da zona Uefa, nonostante i 16 gol di Batistuta e i 10 di Baiano, nonostante un inizio di stagione promettente e frizzante; l’esonero di Radice alla base del fallimento, ma alla lunga anche una squadra incapace di capire la piega che stava prendendo il campionato perchè, a conti fatti, una simile caduta verticale con i due punti a vittoria è da guiness dei primati.
Mario Cecchi Gori, che morirà nel novembre di quello stesso anno senza rivedere la Fiorentina in serie A, chiese scusa per quell’epilogo amaro e deludente, promettendo una pronta risalita evitando la smobilitazione: così fu, dei big andò via il solo Brian Laudrup (acquistato dal Milan), mentre rimasero a Firenze sia Batistuta, sia Effenberg e sia Baiano; in panchina arrivò Claudio Ranieri che centrò immediatamente la promozione e il ritorno in serie A. Quando nel maggio del 1994 la Fiorentina battendo per 5-1 l’Ascoli tornò aritmeticamente in massima serie, nessuno al Franchi festeggiò più di tanto, nè tantomeno ci furono caroselli per le vie della città, segno che quella serie B fu solamente la condanna per una gestione affrettata di una società ancora giovane.
Dimostrazione una volta di più di come il calcio viva di decisivi, ma precari equilibri! Non sarebbe stata neanche l’ ultima volta di una situazione simile. Vedi Verona 2002 e Samp 2011!